➡️L’interoperabilità

La video lezione spiega cosa significa software open source e illustra i suoi benefici, in particolare per la pubblica Amministrazione. Descrive la normativa vigente in materia e approfondisce il concetto di interoperabilità e gli strumenti disponibili per realizzarla.

Introduzione

I servizi digitali, nella maggior parte dei casi, contengono e gestiscono dati, detenuti da vari enti e raccolti all'interno delle cosiddette banche dati.

Per realizzare servizi digitali complessi è spesso necessario utilizzare dati presenti in banche dati diverse e in gestione ad enti diversi. Questi dati normalmente non sono utilizzati direttamente dalle persone, ma da programmi gestiti da uno o più computer collegati fra loro via Internet.

Per garantire servizi digitali di qualità e che offrano un’esperienza positiva ai cittadini, è necessario che questi dati parlino tra di loro e passino da un sistema all’altro: i sistemi devono cioè essere interoperabili.

Vediamo nel dettaglio cosa significa interoperabilità e quali vantaggi comporta, per le amministrazioni e per i cittadini.

L’interoperabilità: di che si tratta

Due sistemi sono interoperabili quando possono lavorare insieme per fornire un servizio, mantenendo la propria autonomia. Alla base dell'interoperabilità ci sono degli accordi, detti standard, che definiscono come i due sistemi possono interagire. Ad esempio, i comandi di un'automobile sono uno standard: indipendentemente dal modello, il conducente troverà sempre un volante, dei pedali, delle leve per gli indicatori.

L’interoperabilità: perché è utile

L'interoperabilità tra banche dati permette di trasferire informazioni tra diversi sistemi, lasciando a ciascuno la gestione interna dei propri dati.

Nell'ambito della pubblica amministrazione l'interoperabilità ha diversi obiettivi:

  • evitare le duplicazioni delle informazioni, facendo in modo che siano recuperabili da chi ne è fonte autoritativa: questo migliora i procedimenti e protegge i dati.

  • permettere agli enti che hanno responsabilità di gestire dati di avere il controllo su di essi e sui trasferimenti verso l'esterno.

  • evitare di chiedere ai cittadini le informazioni che già si possiedono e di chiederle più di una volta (principio once only o una tantum).

L’esempio del “” illustra come progettare e realizzare un servizio facilmente utilizzabile da tutti: il cittadino accede ad un'applicazione, l’app IO, si autentica con SPID o CIE, e con un clic avvia una procedura trasparente in cui gli enti coinvolti - l'Agenzia delle Entrate con i dati tributari, l'INPS con l'ISEE e l'ANPR (Anagrafe nazionale della popolazione residente) del Ministero dell’Interno - si scambiano automaticamente tutte le informazioni necessarie alla verifica dei dati e all'erogazione del servizio. In pochi clic il bonus è attivato.

Il modello d'interoperabilità

AgID e il Dipartimento per la Trasformazione Digitale hanno emanato delle Linee Guida per l'interoperabilità per definire gli standard con cui le banche dati degli enti devono interagire per realizzare i servizi digitali.

Due o più sistemi interagiscono attraverso le cosiddette API, Application Programming Interface, interfacce per la programmazione di applicazioni. Le API sono lo strumento standard scelto per permettere alle banche dati di inter-operare: vengono erogate da un sistema e gli altri sistemi le “contattano” per scambiare informazioni.

Due enti che devono scambiarsi dati, cioè interoperare, per realizzare un servizio, hanno nei rispettivi sistemi le API, che si richiamano vicendevolmente, a seconda delle necessità.

La Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND)

La Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) è lo strumento ideato e sviluppato per abilitare l’interoperabilità, lo scambio di informazioni tra gli enti.

La PDND è un progetto definito nell'articolo 50-ter del CAD e prevede:

  • un catalogo di API,

  • uno strumento che regola l'accesso alle API solo ai sistemi autorizzati, gestito da PAgoPA,

  • un catalogo di descrizione dei dati scambiati dalle API (National Data Catalog).

Attraverso la PDND gli enti possono realizzare servizi digitali complessi, garantendo la sicurezza di accessi autorizzati e assicurando una spiegazione chiara e non ambigua delle informazioni scambiate.

Il CAD dispone che tutte le API degli enti vengano pubblicate sulla Piattaforma Digitale Nazionale Dati, dando priorità alle Basi Dati di Interesse Nazionale (BDIN), ovvero tutte quelle banche dati prioritarie per tipologia e contenuto, in quanto utili per funzioni istituzionali o fini statistici, come ad esempio ANPR.

La guida della Società PagoPA per l'adesione alla PDND e per l'utilizzo dei vantaggi.

Conclusioni

Lo scambio di dati e informazioni tra i vari enti è un requisito fondamentale per politiche più eque, efficaci e al passo con i tempi e per realizzare, con il supporto delle tecnologie digitali, servizi moderni, di qualità, accessibili, semplici da usare che migliorino la vita dei cittadini.

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Anno di riferimento: 2023

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